I ricordi, il carburante per gli stati d’animo. Lubrificante per occhi, gola e polmoni . Il legame è forte, il nostro anello di congiunzione tra ieri ed oggi? Una canzone: Meraviglioso, Modugno, Negramaro, papà.
La cameretta, i nastri delle cassette, i cd, la Charvel Jackson, l’ampli, io e la musica, sofferta, ma tanto amata.
Dicono che ancora spero in qualcosa, dicono, ma è solo voglia di comunicare, desiderio di svuotamento dell’anima, ricevere dal mondo per poi riconsegnare sotto forma di appagamento e ringraziamento, questa è per me la Musica.
Avete presente quelle agendine tascabili? Papà ne possedeva tante, forse più di una all’anno e su ogni pagina c’è impresso un momento della sua giornata e sicuramente su qualche pagina c’è scritto anche il momento in cui mi ha comprato la prima chitarra, o quando ha pagato le prime lezioni di musica. Era troppa la voglia di ringraziamento e così a soli quindici anni scrissi la mia prima canzone. Non mi interessava imparare e cantare canzoni di altri, avevo le mie e mi bastava, ero appagato e la soddisfazione di mio padre era tanta. Ancora oggi è così, prendo la chitarra e tra le canzoni famose e non, a volte con e a volte senza tecnica, suono, strimpello e mi piace immaginare che mio padre sia lì con me ad ascoltare, o magari ad intrattenere qualche suo amico con i racconti delle mie avventure musicali. A differenza mia, papà non chiudeva gli occhi per cantare, evidentemente non aveva bisogno di immaginare, gli bastava osservare amici e parenti per stare bene, non aveva necessità di alimentare sogni, ma l’affetto stesso era la certezza. L’artista, affermato e non, deve alimentare i sogni e a volte chiude gli occhi per immaginare, per respirare.
Le emozioni sono sempre tante, anche se cambio la mia stanza, restano, si amplificano nella mia testa e “se stringi tra le mani la mia voce, ti accorgi che tu non sentirai distanza. È tanto, troppo tempo che vorrei poterti dire che io non sento la distanza nella mia stanza”.